Tenuta Pacelli, un'oasi di ulivi, ciliegi e vigneti
Il vino è donna? Sì e no. Questo il verdetto delle riflessioni fatte in occasione della Festa della donna. Perché se le donne che lavorano tra vigne e cantine sembrano avere più spazio che in altri settori, tuttavia, anche in questo campo di strada ce n’è ancora molta da fare. Laureate, fanno figli dopo i 30 anni, guadagnano di frequente meno degli uomini e sono alle prese con il sessismo. A dirlo, un'interessante indagine – sondaggio dell’Associazione nazionale Le Donne del Vino, che ha coinvolto innanzitutto le produttrici, ma anche le enotecarie e le ristoratrici, oltre alle giornaliste e alle esperte, di tutte le parti d'Italia.
Le Donne del Vino produttrici sono all’88% titolari o contitolari della cantina in cui lavorano, ma devono rimandare la nascita dei figli molto avanti nel tempo per cui la metà di chi ha fra i quaranta e i cinquant’anni ha ancora figli minorenni. Peraltro nessuna delle produttrici intervistate si dichiara pensionata, sebbene il 19% di esse abbiano più di 60 anni. Il che significa che smettere di lavorare è eventualità non contemplata per le donne che fanno impresa. Per quanto riguarda le donne consumatrici di vino, al ristorante la donna dice la sua nella scelta del vino solo se è in coppia, mentre quando è in gruppo sono ancora gli uomini a decidere. A tavola le scelte femminili si orientano su bianchi e spumanti.
E allora in omaggio al gusto femminile, un vino firmato da tre donne, Clara, Carla e Laura, (mamma e figlie con la passione di comunicare nel sangue, come dice il loro hashtag #ledonnebiodelsud orgogliosamente donne) titolari di Tenuta Pacelli (tel. 09841634348) di Malvito (Cs). Di questa cantina calabrese emergente, affascinante Zoe, Brut da uve riesling in purezza, dal colore paglierino con riflessi oro, perlage finissimo, naso fruttato con sentori di ananas, frutto della passione e mango, e note di idrocarburi, sorso fresco e sapido. Ideale a tutto pasto.