Tre grandi etichette per raccontare la linea d’eccellenza di Cavit

Trentodoc, a meno di dieci anni dal debutto, è un marchio ormai affermato a livello nazionale e internazionale. Un successo raggiunto grazie a una buona intuizione e un investimento - sia economico sia di energie - da parte di un grande numero di cantine del Trentino. Insomma, è un successo di squadra che negli anni - li teniamo d’occhio da molto tempo - ha visto affacciarsi sulla scena più prime punte che riserve (nel senso calcistico del termine). La base di questa squadra, il nerbo, è negli impianti di chardonnay che coprono quasi l’80% della superficie vitata trentina, a cui si va aggiungere una percentuale (più o meno importante) di pinot nero.
Accanto al modello agricolo, c’è il processo produttivo - messo a punto già nei primi anni del Novecento, dall’intuizione di Giulio Ferrari che proprio nel cuore di Trento ebbe l’intuizione di scommettere sul metodo classico.

I tre nostri assaggi sono di un grande Trentodoc, una delle punte di diamante di questa grande squadra: sono tre etichette prodotte da Altemasi, il marchio dedicato a questo vino da Cavit (0461381711) di Trento.  Quest’ultima è una degli esempi più riusciti della forma consortile che caratterizza diverse realtà produttive del Trentino. Nata negli anni Cinquanta, oggi è una realtà capace di riunire 10 grandi cantine sociali che rappresentano oltre 4500 viticoltori associati. Per Altemasi hanno creato una cantina tecnologica, che all’ultimo piano - interrato - custodisce le riserve. Partiamo dal Millesimato 2011, ottenuto da uve chardonnay in purezza con affinamento sui lieviti di 48 mesi. Diciamolo subito: sono vini di haute couture, con una cifra di eleganza, finezza, che li contraddistingue. Questo campione non fa eccezione: di perlage fine e spuma non particolarmente persistente, ha colore paglierino scarico tendente al verdolino. Al naso denota subito una bella freschezza, con le note citriche a prevalere su quelle più mature dei lieviti. In bocca la trama delle bollicine è appena accennata, c’è una bella freschezza e una persistenza non comune. Il Pas Dosè 2008 ha una base di 60% chardonnay e restante pinot nero, con una permanenza sui lieviti che supera i 60 mesi. Di colore giallo con riflessi dorati, nel bicchiere mostra un perlage fine e continuo. Al naso stupisce ancora una volta per la finezza e la ricercatezza di un frutto ben presente (netti i sentori di polpa di mela) che lasciano spazio, in maniera quasi sussurrata, a note più minerali. In bocca ha equilibrio, sapidità e giusta acidità. La Riserva Graal si conferma ancora una volta al vertice di questa linea. Nel rapporto 70% chardonnay e 30% pinot nero, ha una sosta sui lieviti superiore ai 60 mesi. Nel bicchiere mostra subito una spuma importante, persistente, che custodisce un perlage fine, continuo. Al naso sono in perfetto equilibrio i profumi più agrumati e quelli floreali, con accenni di frutta secca e miele. In bocca è strutturato, buona freschezza e sapidità.

Un grande vino, capace di vivere a tutto pasto e perfetto per un brindisi: ideale nella giornata (il 31 agosto) che vede la celebrazione del Capodanno Alessandrino, come momento non di fine vacanze ma di inizio di un nuovo anno (produttivo).

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