Gianluca Sanna con la moglie cuoca Yukie Ogawa gestisce questo negozietto di cibi giapponesi, rosticceria da asporto e incidentalmente ristorante
Nel primo Blade Runner una delle debolezze di Rick Deckard è la cucina giapponese: quel sashimi mangiato in un piccolo chiosco per strada, mentre fuori continua a cadere la pioggia, mi ha segnato la vita… A questo pensavo entrando da Kokoroya e anche che, poiché il suffisso ya significa “qui si vende” e kokoro significa cuore, “qui si vende il cuore” mi sembrava un bel motto per questo momento della mia esistenza. Poi ci ho trovato Gianluca Sanna che, con la moglie cuoca Yukie Ogawa, gestisce questo negozietto di cibi giapponesi, rosticceria da asporto e incidentalmente ristorante. Lui mi ha spiegato che gli ideogrammi erano diversi e quindi il nome significava “siamo qui sulla strada”. Anche questo, come motto, andava bene. Volevo capire come ci facessero a stare così tante cose in così poco spazio.
Un’amica giornalista giapponese m’ha detto che a Tokyo, se un locale riesce a durare dieci anni diventa un mito, venti una leggenda. Kokoroya è aperto da sette e, vista la concorrenza, non è poco. L’attività è concentrata sulla cucina da asporto: si può scegliere in un vasto menu di specialità casalinghe o portarsi via il classico bento, la scatola con le vivande preferite che i Giapponesi si portano al lavoro o a scuola. Non si fa sushi e già questo non è male.
I posti a sedere sono 6, su di uno sgabello che ti fa sentire molto giapponese. Per il servizio vengono usati piatti di plastica e, vi parrà strano, anche questo lo trovo positivo. Così ti passa la voglia di fotografarli e metterli su facebook. Chi volesse sapere se la donna che ha conosciuto e con cui sente nascere la reciproca attrazione, è quella della sua vita, la dovrebbe portare qui la prima sera! Se capisce questo posto la può sposare! E comunque si mangia bene.
Te ne stai nel tuo cantuccio, sei servito con celerità e simpatia da Gianluca, vedi la gente che viene e va con i suoi sacchettini e ti viene voglia di continuare a ordinare. E così mi sono fatto Torinokaraage (pollo fritto), Omusubi (polpetta di riso), Unadon (anguilla alla griglia con riso), Aji-fry (sola impanata), Gyoza normale e con gamberi, insalata di Tofu, Tonkotsu-ramen (ramen in brodo di maiale), Sakura-moci (tortina di riso amidoso avvolta in foglia di ciliegio).
Mi sono scolato due bottigliette di sake sparkling in solitaria allegria. Ho fatto due domande ai titolari per l’articolo, ma ero troppo pieno per ricordarmi le risposte. Ho chiesto il conto che, con tutto quel che avevo mangiato, è risultato giustamente salato. Ma andava bene così. Mi sono avvolto nel mio trench ed ho affrontato soddisfatto il freddo di fuori. Purtroppo oltre la porticina di Kokoroya non c’era Tokyo, ma Torino.
Kokoroya
via Piave, 9/A
Torino
tel. 011 4338748
Orari: 11,30-14,30 17,30-21
Chiusura: domenica e lunedì a pranzo
Ferie: 1 mese ad agosto