Degustazione di alcuni prototipi unici
C’è un’immagine che non riuscirò più a togliermi dalla testa ed è quel punto della Collina dei Ciliegi a Grezzana dove ti si spiega di fronte un panorama molto ampio di boschi, di vigne, di colline e montagne, di verde. Tu sei al centro: a destra c’è la Valpolicella storica, quella che ha dato il via all’epopea dell’Amarone; a sinistra c’è l’altra Valpolicella, che ha macinato successi se pensiamo a nomi come Dal Forno, Roccolo dei Grassi e altre cantine che negli anni abbiamo premiato. Ma al centro c’è questa Valpantena, che ha un microclima speciale, quasi protetto dai Monti Lessini che favoriscono una particolare escursione termica. E poi siamo in alto qui, molto in alto se pensiamo che i metri sul livello del mare sono tra i 500 e i 700.
Salendo da Grezzana, la prima cantina che trovi è un nome iconico per la storia dell’Amarone: Bertani, che con orgoglio scrive in etichetta il nome Valpantena. Più avanti trovi Costa Arènte, cantina del gruppo Generali, dove i vini vengono prodotti con la consulenza di un enologo come Riccardo Cotarella. E anche qui l’etichetta mostra l’orgoglio della Valpantena. Arrivato in località Erbin c’è poi questa clamorosa cantina, La Collina dei Ciliegi, che conoscemmo nel 2015 quando l’inaugurazione coincise con una giornata di Golosaria, che di fatto gettò le radici di Colleganza e di quello che ora sto raccontando. Tornarci oggi, con Massimo che ti porta a vedere i vigneti in regime biologico, ti mostra il segreto del Bianco e del Rosso che per lui sarà il sogno accarezzato di un Super Valpantena (il bianco sarà chardonnay e garganega; il rosso, corvina e teroldego) e infine in cantina, dove accanto alle botti di legno di varie dimensioni ci sono anche le anfore di svariate misure, è qualcosa che ti infonde la sensazione che il futuro si stia materializzando.
Prima di andare nel Teatro, costruito all’interno del resort Cà del Moro, Gianolli mi mostra un lenzuolo bianco che copre una statua imponente, posta in cantina, proprio di fronte alle botti, all’ingresso. È la bellissima statua del Gigante del Duomo di Milano, restaurata e adottata dalla sua Generalfinance per tre anni, per sostenere la Veneranda Fabbrica del Duomo, ma anche per raccontare che pure Verona in qualche modo ebbe a che fare con il progetto del Duomo. Per installarla, hanno creato una base con il marmo di Candoglia, lo stesso con cui è stato costruito il Duomo.
C’è il gusto dell’arte, della bellezza, di lasciare un segno nel tempo in questa iniziativa che vuole essere aperta: ai produttori, ma anche ai consumatori. Quel pomeriggio ce n’erano diversi, che sono venuti ad assaggiare il loro Amarone acquistato en primeur, in barrique. Ha già piazzato 50 barrique di Amarone e quando vedi questi signori e signore che scendono dalle loro Porsche Carrera, capisci che stanno facendo un’esperienza che non è solo commerciale.
È una partecipazione, anche umana se vogliamo, a un sogno, quello di Massimo e a un progetto che ha una visione pazzesca, se è vero che fra poco, fra quelle vigne, nascerà anche un grande teatro all’aperto che sembra fare il verso all’Arena.
Alle 19 scendiamo in teatro: un tavolo quadrato e l’onore di sedermi di fianco a Christian Roger, grande degustatore, anch’egli coinvolto in questa impresa. Davanti a noi cinque produttori della Valpantena e tre batterie di assaggio: Valpolicella, Ripasso e Amarone.
Si parte con il Valpolicella superiore “Formiga” 2017 di Collina dei Ciliegi che ha colore rubino trasparente, note vivide di frutti rossi e poi un che di erbe officinali; in fondo al sorso ti accompagna una freschezza pregnante e una bella sapidità. Mi segno un tratto di finezza.
Il Valpolicella Valpantena superiore 2019 di Costa Arènte offre note di ciliegia macerata e un cenno animale, ma poi anche qui arrivano le erbe officinali che danno un tono corroborante a un sorso elegante.
Il terzo Valpolicella superiore “Ottella” è sempre del 2019, è certificato bio ed è della Cantina Ripa della Volta. E anche qui, con più evidenza, senti le erbe aromatiche; in bocca si esprime la tannicità ancora pronta a levigarsi, mentre le note al naso denotano una parte minerale.
Basterebbero questi tre assaggi per dire che, come certi Barolo di Serralunga, emerge un tratto caratteristico, che sta proprio in queste parole: finezza, note officinali e minerali. Passiamo al Ripasso e il primo campione del 2019 è quello di Bertani, che mostra tabacco al naso e in bocca un tannino crudo che accompagna la speziatura.
Costa Arènte propone invece un Valpolicella Ripasso Valpantena 2018, che ha profumi fruttati ben concentrati, una speziatura dolce e poi in bocca una sensazione scalare con i tannini rugosi che tuttavia non inficiano l’eleganza.
Il Ripasso della Ripa della Volta 2018 rimarca anch’esso eleganza, pienezza e sempre una certa durezza dei tannini. Che parole possiamo dire? Eleganza e pazienza: il tempo ci darà un Ripasso più armonico che ha una propria autenticità.
E infine l’Amarone, in cinque declinazioni. Quello di Costa Arènte annata 2016 è perfetto nell’ampiezza rotonda; al naso senti la ciliegiona piena, la prugna succosa: è tanta roba la sua persistenza e soprattutto il tratto elegante. Noi lo assaggiammo lo scorso anno e non ci sbagliammo.
Il Ripa della Volta è un Amarone 2016 che ha note di cola e poi sentori balsamici. Il tratto è sempre quello rustico, ma la Valpantena a quanto pare gli dona eleganza, molta eleganza.
Lo stesso vien da dire dell’Amarone della Valpolicella Valpantena 2018 di Bertani che è grandioso con quei tratti in bocca di ampia freschezza e tannini ben levigati.
La Collina dei Ciliegi propone due annate del suo Amarone della Valpolicella “Ciliegio”: 2016 e 2015. La prima esprime un frutto fresco ma concentrato, poi una speziatura fine, come fini sono i tannini che senti in bocca. Bell’annata questa del 2016! Il 2015 è anch’esso fine e setoso e mostra una persistenza lunga, ma ai frutti accompagna note complesse, finemente animali, che rappresentano un’evoluzione interessante del vino.
Che dire, sono Amaroni di un’altra storia, dove non è l’opulenza ciò che si esprime, ma finezza ed eleganza, che appaiono come i tratti espressivi di un territorio, la Valpantena, che a questo punto merita conoscere sempre più a fondo. È una bella scommessa che francamente mi intriga e che nasce dal fatto che, guardando l’elenco dei vini premiati in questi ultimi anni, ci aveva dato già altre suggestioni indicative.
Sarà curioso, a Golosaria Milano, ripetere questo assaggio che mi ha raccontato molto, ma non solo con l’Amarone. Lo dico perché la sorpresa è stata proprio l’espressività convincente dei Valpolicella; quindi l’accettazione convinta del Ripasso (personalmente sono sempre critico su questo genere) e la registrazione di una specificità degli Amarone. Siamo in Valpantena signori!
Ph. ilGolosario