Rispetto alle annate precedenti sono forse meno le punte, ma la valutazione complessiva è buona per un’annata che offre eleganza, buona bevibilità e soprattutto coerenza complessiva
Una prima sintesi del valore del millesimo 2018 del Brunello di Montalcino, presentato a metà novembre per la 31^ edizione di Benvenuto Brunello, l’abbiamo scritta su IlGusto.it di martedì 15 novembre (link), dove abbiamo selezionato 10 cantine che hanno raggiunto o sfiorato il valore dei 5 asterischi. Rispetto alle annate precedenti, 2016 soprattutto e 2017 (che a suo modo è stata una sorpresa), sono forse meno le punte, ma la valutazione complessiva è buona per un’annata che offre eleganza, buona bevibilità e soprattutto una coerenza complessiva, che ci fa dimenticare i primi lustri di degustazioni dove tutto questo non c’era. In sintesi non avremo, salvo alcuni casi, i Brunello potenti, ma non per questo senza una promessa di longevità, in alcuni campioni.
In generale spicca l’acidità, quindi la freschezza, mentre i tannini sono generalmente ben levigati. Di primo acchito possiamo parlare di un passo indietro in complessità, anche se poi l’abbiamo trovata in alcuni. E quando diciamo “alcuni” ci piace presentare quelle che per noi sono novità, rispetto all’edizione de ilGolosario 2023 andata in stampa (sono segnalate con un *) e le cantine storiche che perseguono in un lavoro di continuità. In conclusione, diciamo anche che nelle cene alle quali abbiamo partecipato (Paolo Massobrio ospite di Corte Pavone con la cucina eccellente della signora di casa, Marco Gatti da Ridolfi con un’invidiabile Fiorentina) sono stati clamorosi alcuni assaggi come il Brunello 2002 di Fattoria dei Barbi. Stefano Cinelli Colombini aveva appena ricevuto la notizia che il suo Brunello di Montalcino riserva 2016 era il secondo vino al mondo per la classifica dei 100 di Wine Spectator ed ha presentato questo vino (in magnum) per dare prova di come si possa dimostrare tanto anche in annate scarse come fu la 2002. Dal canto loro, ci ha colpito davvero molto il Rosso di Montalcino 2008 di Padelletti, accanto al Rosso di Montalcino 2015 de Il Poggione, che aveva il carattere pieno dei suoi iconici Brunello. E anche questo fatto, ossia la longevità dei Rosso di Montalcino, apre un capitolo, se già non fosse stato aperto, su questa tipologia di vino che viene trascinata dal valore del Brunello.
Passiamo ora in rassegna almeno un terzo fra i 137 campioni che abbiamo assaggiato, apprezzandone soprattutto l’attinenza con la tipicità di quello che si chiama Brunello di Montalcino (quest’anno anche nel colore, è sembrato un Brunello di nome e di fatto).
Il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci con Stefano Cinelli ColombiniSanlorenzo
Dopo la “finale” della nostra degustazione, sul gradino più alto del podio è salito il Brunello di questa cantina della famiglia Ciolfi. L’azienda si trova sul versante sud-ovest del comune di Montalcino e si sviluppa a 500 metri di altitudine sulla cresta delle colline che dal poggio della Civitella si allungano morbide fino al fiume Ombrone. Il suo Brunello 2018, ha colore rosso granato cupo, profumi di viola appassita e marasca sotto spirito, note speziate, in particolare di cannella, nota balsamica rinfrescante. Dall’impatto gustativo di estrema piacevolezza, ha corpo, tannini ben integrati, sapidità che rende il sorso irresistibile. Di grande classe.
Agostina Pieri
Una grande conferma da questa cantina, già Top Hundred 2020 (miglior assaggio di quell’anno per il millesimo 2016), che lavora undici ettari di vigneti suddivisi in più appezzamenti nella zona a sud di Montalcino, con scelte che han rivelato capacità anche di deviare dalla classica dottrina di Montalcino, ma che ne hanno fatto un punto di riferimento nella produzione di Brunello. Il suo 2018 ha colore rubino, naso speziato con sottofondo di frutta, gusto rotondo, equilibrato, con un cuore ammandorlato.
Albatreti
Da questa cantina il cui nome, Albatreti, deriva dall’omonimo podere, così come indicato anche nelle cartine più antiche, che dispone di 30 ettari, di cui 5 sono quelli vitati, e il resto oliveto, seminativo e bosco, con una produzione che si attesta intorno alle 10.000 bottiglie. Il 2018 ha colore aranciato spiccato, speziatura animale iconica con sensazioni di freschezza, tannini ben vivi e presenti, acidità, per un Brunello ancora in divenire, ma grande, che premiammo, fra i primi, un lustro fa.
Banfi
Nata nel 1978 grazie alla volontà dei fratelli italoamericani John e Harry Mariani, questa cantina è oggi uno dei nomi più celebri del Brunello. E ci ha colpito, quest’anno (ma sono diversi anni che il Brunello di questa cantina si posiziona bene). Il suo 2018 ha colore rubino brillante, con riflessi aranciati, naso bellissimo dalla fine speziatura e note di sottobosco, piacevole intensità, acidità e tannini spiccati. Ottimo.
Beatesca*
È merito di Benedetta Pasini e Furio Fabbri, titolari dal 1991, se questa cantina viaggia così forte, da quando è stato valorizzato l’antico vigneto che esisteva da sempre, ma rischiava di scomparire. E grazie alla collaborazione con l’enologo Roberto Cipresso e con il suo staff tecnico, tra cui l’agronomo Stefano Zaninotti di Vitenova, è stata impostata una viticoltura virtuosa, che ha portato alla conversione all’agricoltura biologica che è in corso. Il vino peraltro già lo scorso anno ci aveva colpito. Il 2018 ha colore arancio e al naso speziatura di frutta secca prima e poi di frutta. In bocca bella bevibilità, pienezza con tannini in lenta armonia.
Belpoggio*
Spinto dalla moglie, Renata Rami, appassionata di Toscana, nel 2005 Enrico Martellozzo ha acquistato questa tenuta di 10 ettari, di cui 5 dedicati al sangiovese a Castelnuovo dell’Abate, coinvolgendo Francesco Adami, già enologo della loro produzione di Prosecco. Nel bicchiere un rubino brillante e una bella nota fruttata su una vela di freschezza eterea, marinara. Un bellissimo Brunello: rotondo, pieno, con tannini già ben levigati.
Bonacchi
Da questa realtà di grandi dimensioni, un Brunello rubino brillante che vira all’arancio. Al naso ha note verdi cui seguono l’incenso e poi la polpa di frutta bianca (curioso). Molto fine la trama dei tannini, con chiusura con nota amaricante.
Camigliano
Acquistata nel 1957 dal padre dell’attuale proprietario, Gualtiero, ora coadiuvato dalla moglie Laura e dalle figlie, dalla fine anni '80 ha avuto trasformazione con la messa a regime di nuovi vigneti (100 ha circa su 500 ha tra ulivi macchia e seminativo) e la costruzione della nuova cantina interrata, con le vigne che oggi sono tutte biologiche. Il 2018 è molto buono in bocca, grazie a un equilibrio perfetto e tannini ben amalgamati. Intrigante.
Campogiovanni
Dalla tenuta Campogiovanni dell’azienda San Felice, situata sul versante sud-ovest del colle di Montalcino, composta da 23 ettari di vigneti, di cui 14 destinati alla produzione di Brunello, un vino che è frutta pura, con ciliegia e prugna in risalto. Equilibrio notevole, finale a cui manca un po’ persistenza.
Canalicchio Sopra
Tra i Top Hundred appena premiati a Golosaria, questa cantina (che ha 60 ettari di terreno nel versante nord-est della collina di Montalcino di cui 19 coltivati a vigneto) e che oggi è guidata da Francesco, Marco e Simonetta, terza generazione della famiglia, si conferma anche nel 2018 con un Brunello molto fine, dalle note animali e fruttate, con sorso elegante ed equilibrato.
Cantina di Montalcino*
Una bella sorpresa, la performance di questa realtà, fondata nel 1970 e unica cantina cooperativa nella zona del Brunello, che conta 94 soci che curano 160 ettari di vigneto con in media meno di 2 ettari ciascuno. Rubino luminoso, ha bella speziatura con note di amarena e cioccolato. Profondo, grande.
Cantina Ferrero
In località Pascena, podere a metà strada tra Sant'Angelo in Colle e Sant'Angelo Scalo, nel versante esposto a meridione di Montalcino, questa piccola realtà familiare nata alla fine degli anni '90, avviata da Claudia Ferrero e da suo marito Pablo, è ora guidata con le tre figlie Silvia, Giulia e Pepita. Rubino trasparente, al naso ha note animali e di pelliccia, intensità, sentori fruttati, sorso ampio, setoso e placido.
Capanna
Di proprietà della famiglia Cencioni dal 1957 questa azienda è situata nella zona di Montosoli, a nord di Montalcino. Fondata da Giuseppe Cencioni, coadiuvato dai figli Benito e Franco, è stata una delle prime aziende dell’epoca moderna del Brunello. Condotta a livello familiare da Amedeo Cencioni, figlio di Patrizio e rappresentante della quarta generazione, sia per parte enologica sia per quella agronomica. Nel bicchiere ha colore rubino aranciato vivo, mentre è iconico il naso, con note speziate di incenso e prugna con i setosi tannini che sorprendono al palato.
Casanova di Neri
Di questa cantina, nata nel 1971 con Giovanni Neri, e dal 1991 guidata con mano sicura da suo figlio Giacomo, un Brunello 2018 dall’equilibrio al naso molto bello, concentrazione visiva iconica. Balsamico. Bella eleganza.
Casisano
Dalla splendida tenuta di 53 ettari nel sud-est di Montalcino, della famiglia Tommasi, un Brunello molto intenso, profondo ampio. Il colore è più concentrato. “Bestione”, con freschezza in coda.
Castello di Romitorio
Da questa realtà fondata nel 1984 da Sandro Chia, e dal 2006 guidata da suo figlio Filippo, cui si devono la nuova cantina e le nuove vigne di sangiovese che oggi si sviluppano a un’altitudine che va dai 200 ai 400 mt sul livello del mare, un Brunello che è rubino trasparente, molto intenso con note fruttate e speziate. Croccante e piacevolissimo.
Castello Tricerchi*
Questa azienda si estende per 400 ettari sul versante nord di Montalcino, con 13 ettari dedicati al sangiovese grosso, mentre al centro della proprietà si erge il Castello, completato nel 1441 dalla famiglia Tricerchi, e oggi dimora e sede aziendale dei diretti discendenti, la famiglia Squarcia. Il Brunello 2018 ha colore aranciato, è grandissimo al naso dove si avvertono la frutta dolce e le spezie mentre in bocca ha grande equilibrio, ed è ampio, profondo, con un’acidità felice e tannini ben amalgamati.
Col d’Orcia
Della famiglia Cinzano dagli anni '70, con il presidente Francesco Marone Cinzano cui si deve la decisa conversione delle vigne (oltre 140 ettari di cui 108 destinati alla produzione di Brunello) al biologico. Come ogni anno, un Brunello di classe, dove si sentono note di mare e frutta al naso, mentre in bocca è caldo e tannico.
Donatella Cinelli Colombini
Dalla “regina” del vino ilcinese, Donatella Cinelli Colombini, fondatrice del “Movimento del turismo del vino” e inventrice di “Cantine aperte”, la giornata che ha portato al successo l’enoturismo in Italia, erede di una famiglia di produttori di Brunello, e dal 1998 alla guida della sua azienda composta dalla Fattoria del Colle a Trequanda e dal Casato Prime Donne a Montalcino, un Brunello 2018, dal colore rubino brillante e trasparente, dalle note di ciliegia e incenso, potente, tannico.
Fornacella*
Cantina di proprietà della famiglia Ciacci, che si trova nella zona sud-est di Montalcino, a una altitudine di circa 300 m s.l.m., e che è condotta secondo i dettami del biologico. Ecco un Brunello rubino aranciato, dalle note di frutta, bocca croccante, gusto equilibrato, tannini ben armoniosi.
Fornacina
Da questa cantina che si trova alle porte della città di Montalcino, con la famiglia Biliorsi che con la consulenza dell’enologo Attilio Pagli e dell’agronomo Folco Giovanni Bencini, ha la certificazione per la produzione di vino ottenuto con uve allevate con sistema biologico, un vino dalle note fruttate, fini, molto profondo, con un tannino ancora amarognolo. Gran bella espressione.
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Elia Palazzesi*
A quasi cent'anni dalla nascita della sua azienda, Elia Palazzesi produce come una volta, guidato dalla tradizione, con un valore aggiunto oggi certificato biologico. Dal colore rubino, ha bell’eleganza e speziatura, note di mandorla e nocciola. Bella promessa. Equilibrato e piacevole.
Il Palazzone
Tre vigne, ossia Le due Porte, la Vigna del Capa e La Vecchia, per questa cantina che pratica agricoltura responsabile. Il suo Brunello ha note di spezie e mare, poi frutta rossa fresca. Molto, molto equilibrato, piacevole.
Il Poggione
Da questa cantina che si trova a Sant’Angelo in Colle (a 10 chilometri da Montalcino, con vigne che si trovano a un’altitudine compresa tra 150 e 450 metri sul livello del mare) e che ogni anno si conferma ai vertici, un grande Brunello, dove il goudron fresco si innesca su note vegetali. Incenso. Notevole eleganza in bocca e soprattutto corpo, che non tradisce una tradizione produttiva che segna lo stile della famiglia Franceschi.
La Colombina
Da quest’azienda a conduzione familiare, di circa 5 ettari, con i vigneti dislocati in vari punti del territorio di Castelnuovo dell'Abate, un Brunello dal colore rubino con riflessi arancio trasparente, fresco al naso, con belle spezie e note vegetali in evidenza. Bocca coerente. Stiamo parlando di un’azienda che nell’edizione 2019 di Benvenuto Brunello ci regalò il miglior esemplare (millesimo 2015).
La Palazzetta
di Castelnuovo dell'Abate è la cantina di Luca Fanti che continua a mietere consensi con i suoi Brunello, di anno in anno. Questo 2018 ha un rubino che vira all’arancio, al naso sembra di sentire una marea o forse la freschezza di una primavera. Poi lo ritrovi in bocca pieno, intenso, filigranoso, tannico, amaricante, elegante, con una sua idea di potenza.
La Poderina
Da questa cantina – parte dell’unico grande progetto enologico, che prende il nome di Tenute del Cerro – situata nella zona di Castelnuovo dell’Abate, un Brunello dal colore rubino tenue, aranciato, dal naso fruttato e iconico e in bocca l’eleganza setosa tipica di questo vino.
Le Gode
Tra i nostri cinque asterischi, e tra i nostri finalisti, anche il Brunello di questa cantina, che si trova a nord di Montalcino in una zona particolarmente vocata, il colle di Montosoli, con un’estensione di circa 16 ettari di cui 6 di vigneto iscritto alla produzione di Brunello. Dall’invitante profumo di ciliegia, rotondo, goloso, nel bicchiere si segnala per l’intensità dei suoi profumi di frutti a bacca rossa, per la nota mentolata rinfrescante, per il suo proporsi al palato dinamico e bocca piena e succosa.
Madonna Nera*
Azienda giovane, che ha sei ettari di vigneti, due dei quali situati nella zona dell’Abbazia di Sant’Antimo, adibiti alla produzione di Brunello di Montalcino, è realtà che sta facendo bene. Dalle vigne, affiancate da piante di rose e circondate da alberi di ulivo e vegetazione mediterranea, le uve da cui nasce quel Brunello che per noi, nella versione 2018, è stato davvero una bella sorpresa. Fruttato, con note di ciliegia e mirtilli, ha sentori di frutta secca e cioccolato fondente, chiusura su nuance di china e rabarbaro, gusto equilibrato e bocca nobile.
Matè
Si conferma eccellenza questa azienda, situata alle pendici temperate della collina di Montalcino rivolte verso il mare, e che dispone di 6,5 ettari di vigna circondati da boschi, olivi e alberi da frutto selvatici ad un’altitudine compresa tra i 320 e i 420 mt. slm. Cantina che premiammo qualche anno fa, di nuovo firma un gran vino, che nel bicchiere ha colore rubino fiammeggiante, notevole intensità olfattiva, note di piccoli frutti e spezie, gusto di setosa eleganza.
Musico*
È Brunello identitario e iconico, quello che firma questa cantina, di proprietà di una famiglia, i Martini, che è tra le più antiche di Montalcino, ed è titolare di una vigna, esposta a nord-est, raggiungibile anche a piedi dalla città da Porta Senese, passando davanti alle Fonti degli Appicciati. Dal colore rosso rubino, ha profumi di giaggiolo, nota fruttata raffinata che evoca ciliegia e prugna, fine speziatura, sorso elegante, piacevolmente tannico, sapido, dal finale di buona lunghezza. Coup de coeur!
Il Paradiso di Cacuci
Da questa cantina, situata nella zona nordovest di Montalcino, a circa 370 metri sopra al livello del mare, nella zona di Montosoli. Nel solco della tradizione, con l’utilizzo di botti di Rovere di Slavonia Garbellotto da 50 hl, per un periodo di circa 36 mesi. Un grande Brunello 2018, dal naso profondo, aristocratico, con note fruttate, fine speziatura, rinfrescante balsamicità, sorso caldo e di classe.
Patrizia Cencioni
Firma anche quest’anno un Brunello di tipicità iconica, questa cantina che si trova nel fianco sud est della collina di Montalcino, ed è gestita dalla titolare Patrizia e dalle sue due figlie Annalisa e Arianna. Floreale e fruttato, con note di viola e marasca, cui seguono sentori di cuoio e liquirizia, in bocca ha grande struttura, armonia, buona persistenza.
Pietroso
Da questa cantina nata a Montalcino negli anni ’70 dalla passione del viticoltore Domenico Berni, e oggi guidata dal nipote Gianni Pignattai, coadiuvato dall’enologo Alex Dondi e dall’agronomo Federico Becarelli, un altro grande Brunello, dopo quello che quest’anno ha conquistato il suo ingresso tra i nostri Top Hundred premiati nei giorni scorsi a Golosaria. Anche il 2018 è grande, e si segnala per le sue note intense di frutta rossa, prugna, sentori di pelliccia e incenso, sorso dinamico e dal finale lunghissimo.
Podere Giardino
Sul versante meridionale del comune di Montalcino, i terreni del Podere Giardino, ubicati a un’altitudine di circa 300-350 m s.l.m., con esposizione prevalente a sud-ovest, e comprendenti 4.5 ettari di vigneto, 8.000 mq. di oliveto e circa 4 ettari di boschi. Realtà che opera in biologico, firma l’interessante Brunello “Le Tracce” (ispirato alle “tracce” lasciate dai Romani e dagli Etruschi sul nostro territorio). Rubino intenso con lievi riflessi granata, al naso ha nota fruttata, cui seguono profumi di spezie e grafite, accanto a note animali distese, mentre in bocca è vellutato e di bella struttura.
Poggio di Sotto
Fondata nel 1989 la Tenuta Poggio di Sotto appartiene all’areale sud-orientale di Montalcino, e dal 2011 fa parte del celebre gruppo vitivinicolo di Colle Massari. Da anni ai vertici, con interpretazioni di assoluto valore, non fa eccezione con il 2018, che nel bicchiere ha colore rosso rubino intenso, e che dopo l’apertura floreale si propone con naso potente e complesso, con profumi di frutta rossa matura, spezie scure e note balsamiche. Di gran corpo, grazie a splendida struttura tannica e acida ha notevole potenziale di longevità.
Poggio Lucina*
Una lunga tradizione agricola quella della famiglia Di Donato, titolare a Montalcino di questa cantina in località La Pescaia. Tradizionale e di grande impronta identitaria, ha colore granata intenso, brillante, ha naso ampio, con profumi di ciliegia, mirtillo, ribes, sentori speziati e di mandorla amara, gusto asciutto, caldo, equilibrato. Il suo 2018 è stato una bellissima sorpresa!
Ridolfi
Siamo stati i primi a dire che questa cantina, guidata dal grande Gianni Maccari, erede della tradizione dell’enologo – principe del Sangiovese, Giulio Gambelli (con cui ha collaborato 20 anni) avrebbe raggiunto traguardi ambiziosi. Così è stato. Ubicata in località Mercatali con i vigneti situati nel versante nord-est della collina di Montalcino. Nostra Top Hundred 2016. Nel 2018 ha un vino dal colore rubino, che si segnala per finezza e tipicità al naso, dove si propone con profumi di ciliegia e prugna, note speziate, sorso di bella personalità, reso goloso da freschezza e sapidità.
Salvioni La Cerbaiola
Sin dal debutto del suo primo Brunello, nel 1985, fu chiaro che questa cantina avrebbe fatto strada. Ed è stato così. Con il successo che come previsto è arrivato e tuttora prosegue. I vigneti sono ad un’altitudine di circa 420/440 mt slm esposti a sud/est rispetto alla collina di Montalcino e hanno età che vanno dai 25 anni ai 15 e 10 anni dei due più recenti. Il Brunello 2018 ha suggestiva profondità, con profumi di ciliegia matura, sottobosco e spezie, mentre al palato è di buona struttura, con tannini presenti, ma morbidi, affondo sapido e freschezza che rende il sorso dinamico, per un finale di lunga persistenza.
San Polino
San Polino è stata la prima azienda agricola di Montalcino a ottenere la certificazione biologica, nel 1994, e ha aperto la strada a una serie di tecniche che ora sono state adottate da un gran numero di cantine. Il Brunello 2018 si propone con note di piccoli frutti, tra cui spiccano ribes e mora, per poi far spazio alla dolcezza della ciliegia e alla speziatura raffinata, mentre il sorso, di buona struttura, si segnala per la sua sapidità e il finale di bella armonia.
Sassodisole
Sguardo rivolto al futuro, senza dimenticare il passato, per la famiglia Terzuoli che si muove cercando il giusto connubio tra innovazione e rispetto della tradizione enologica ilcinese. Il suo Brunello 2018 è rosso rubino con riflessi granati, ha naso fine, floreale, che ricorda il giaggiolo, note di frutta rossa e spezie, gusto secco, caldo, sostenuto da piacevole sapidità, per un sorso equilibrato, intenso, persistente.