E’ il momento dell’anno che più di tutti invita a non sentirsi soli
È buffo pensare che il Natale – un periodo noto per la sua gioiosa unione – può essere per alcuni il periodo più solitario dell’anno.
(Giovanna Fletcher)
Questo è il momento dell’anno che più amplifica le emozioni che si provano. Chi è in compagnia, si sente più amato e sereno del solito. Chi è solo, vede ogni cellula del proprio corpo satura di solitudine. Se si amano le giornate natalizie, si viene investiti da un entusiasmo che pare senza fine. Se le si detestano, si percepisce un nodo impossibile da sciogliere all’altezza dello stomaco.
È buffo, come afferma la Fletcher, che si possa essere soli in tranquillità tutto l’anno, a eccezione del giorno di Natale. Ma il 25 dicembre è una terra di mezzo, dove si toccano la purezza e l’ipocrisia, l’unione e la separazione. C’è chi aspetta questa giornata per mesi e chi vorrebbe che non esistesse, chi piange al pensiero.
Ebbene, in questi giorni di festa chiamiamo chi sappiamo essere solo, rechiamoci da chi potrebbe avere bisogno di noi, offriamo una mano a chi è troppo timido per chiederla. Il Natale è questo: prendere il proprio amore e farne una rete, per raccogliere chi si è perso. Ciò non significa che il 25 si debba provare gioia: implica unicamente che non ci si debba sentire soli. La vicinanza passa per le parole, le strette di mano, gli sguardi. Per qualcosa di simbolico.
Doniamo a chi si sente lontano da tutto e da tutti qualcosa per ancorarsi agli altri, un pezzo di noi e un pezzo di loro. Il nostro libro preferito, la stampa di una fotografia che ci ritrae insieme, qualcosa che sappiamo amavano da bambini (una merendina, un giocattolo, un fumetto), un cibo particolare, un CD scelto con cura: ogni cosa può essere lo spunto per farli sentire in compagnia durante il percorso degli ultimi giorni che portano al Natale.