Di Alessandro Mori quel Brunello di Montalcino selezione Madonna delle Grazie che è uno dei migliori vini d’Italia
Da "principe del foro" a vignaiolo. Questo il percorso che ha tolto ai Mori, famiglia di toghe formidabili da generazioni, un altro, brillante, avvocato, e ha consegnato al mondo del vino, un grandissimo produttore di Brunello. Alessandro Mori, seguendo la tradizione dei suoi antenati, ha frequentato al facoltà di Giurisprudenza a Siena, e si è laureato con il massimo dei voti. In casa son tutti avvocati. E a sua volta, dopo la laurea è diventato avvocato. Papà Giuseppe, però, nel 1974 aveva acquistato dei terreni. E la vigna ha stregato Alessandro. Morale. Mentre il padre e il figlio Andrea hanno deciso di continuare la loro carriera di avvocato, Alessandro, messe laurea e toga nel cassetto, si è dedicato a quello che per lui è vero amore (sufficiente stare con lui qualche minuto per averne la conferma), il vino.
Dopo aver assaggiato i suoi vini, va detto, che mai scelta fu più benedetta. La sua cantina, Il Marroneto, e i suoi Brunello di Montalcino, per noi, una folgorazione. Eccellenza. Alla radice della sua straordinaria avventura, la trasparenza di quella che è la sua filosofia di vita e quindi lavoro.
«Mi sento un vignaiolo – dice di sè – ossia tra coloro i quali vedono nell’uva la fine del lavoro e che in cantina cercano di proteggere il più possibile ciò che la terra ha dato loro. Non mi sento invece un manipolatore cioè una persona per la quale l’uva è l'inizio del lavoro per piegare a natura alla sua volontà». Assoluto il suo rispetto della terra. Anche nelle pratiche di lavorazione, sempre nel segno del naturale, nulla è dato per scontato. Se non va bene, si cambia. «Per conferire azoto al terreno – racconta Mori – facevamo il famoso "sovescio" con favino e per dare nutrimento ai terreni aridi o limacciosi, davamo lo stallatico. In quest'ultimo caso dovevamo stare attentissimi alle quantità e non usare mai concimi più freschi di tre anni (fermentati in concimaie), perchè potevano conferire al vino un profumo tipico di incenso che allora chiamavano "sapor di sacrestia"».
Le vigne sono state piantate e concepite per sopravvivere autonomamente. La densità è circa di 3300/3400 piante ad ettaro. Rigorosa la selezione in vigna: «Passiamo a selezionare l’uva anche 4 o 5 volte in un anno – dice Mori – sempre entro luglio, prima della vendemmia. L’uva che riteniamo meritevole rimane sulla pianta gli ultimi due mesi. La lotta contro i parassiti e le malattie della vigna avviene prima di tutto attraverso la prevenzione. La scelta del sistema di allevamento selezionato in base all’osservazione del microclima e quindi della piovosità e anche una potatura che consenta l’arieggiamento dei grappoli, riduce di molto l’aggressione delle muffe». Vera poesia, che poi si ritrova nel bicchiere, il rispetto che viene dato ai diversi momenti della vita della vite. «La fioritura per me è un momento mistico – prosegue Alessandro – Immagino nuvole eteree di minuti animaletti trasportati dal vento in una danza leggera, che delicatamente visitano e impollinano i fiori delle viti, per fare la mia uva».
Al momento della vinificazione «l’uva arriva in condizioni ideali – conclude il titolare de Il Marroneto - non aggiungiamo né lieviti selezionati, né sali nutritivi, né enzimi di fermentazione, né tannini in polvere di qualsiasi tipo ed assolutamente non pilotiamo le temperature. Tutto è naturale. Un’uva curata non ha bisogno di niente».
Che queste non siano solo “belle parole” ma verità, lo dicono i vini, che ci hanno stregato, con la loro personalità, per la loro unicità, che viene solo dal terroir, dalla capacitá di far parlare quelle vigne, quella terra di quei campi. di Montalcino.
Tra i suoi grandi rossi, un vero capolavoro il Brunello di Montalcino selezione Madonna delle Grazie 2012. Ottenuto da particolare selezione di uve raccolte nella vigna storica del Marroneto, situata nelle vicinanze della chiesina della Madonna delle Grazie risalente al 1200 da cui ne prende il nome, ha colore rosso rubino intenso, naso intenso ed elegantissimo con profumi di frutti di bosco, e in particolare di mora, cui seguono sentori di menta, prugna, agrumi e spezie, quindi in chiusura nota balsamica e di tabacco, mentre in bocca è di rara complessità, con la sua grande struttura ben sostenuta da ottima freschezza e affascinante sapidità, e un finale di lunghissima persistenza. Questo Brunello fa onore a Montalcino!