Da Takoyaki Minamoto con il gran piemontese

A dare felicità agli uomini non sono state le grandi invenzioni che, anzi, riservano sempre qualche amara sorpresa. Le più grandi gioie sono perlopiù merito di piccoli geni, spesso dimenticati. Ad esempio nel 1935 un tal Tomekichi Endo di Osaka, agli akashiyaki, frittelline ripiene di polpo servite con una speciale salsa a parte, aggiunse la farina e le servì versandovi sopra la salsa. Aveva creato il piatto di cucina di strada più divertente e stuzzicante del mondo. Ve ne ho già parlato a luglio per il primo negozio aperto a Milano (/assaggi-e-news/ristoranti/la-felicita-strada) ma non posso tacere di Takoyaki Minamoto di Torino.
Qui, in via Bogino 17, Koji Shirai e Federica Cavallaro hanno proiettato per magia un piccolo angolo di Kansai (regione di Osaka) che, senza l’amore, non potrebbe essere così vero. Si sono conosciuti al ristorante pizzeria Santa Lucia di Osaka dove lui lavorava in cucina e lei faceva la cameriera part time e, dopo aver convolato, sono tornati in Italia dove Koji ha deciso di continuare la tradizione familiare degli zii e di aprire un ristorantino di takoyaki. Strepitoso! Ma, per non essere considerato troppo di parte, ho voluto invitare a mangiare dai Minamoto, Carlo Carlin Rovei da Carignano il più sabaudo dei miei amici e farò parlare lui.
É lui stesso l’autore di questa breve autopresentazione.
“Carlo Carlin Rovei nasce sulle rive del Po a Carignano, nasce in casa come si addice a ogni ruvido Piemontese della sua generazione. Viene nutrito più a vitello tonnato che a latte e si alleva in un cortile coccolato dalla mamma e dalle altre madamin del vicinato che ne accarezzavano i riccioli d’oro che ora hanno lasciato il posto a una vasta pelata. Compiuti gli studi inizia una fulgida carriera in Banca accompagnata da un'altrettanto splendente carriera di pilota da rally terminata dopo un decennio in quanto produttiva di gloria, ma certamente non di pecunia. Fortunatamente non perde la passione per il vitello tonnato e per i nobili rossi italiani dei quali non pretende di essere fine conoscitore, ma solamente appassionato. Curioso e sempre pronto a mettersi in gioco, ha accettato immediatamente l’invito a questa esperienza per vedere come un Piemontese DOC si confronta con i takoyaki”.
Koji versa nei buchi emisferici delle griglie di ghisa la pastella, aggiunge polpo, cipollotto, zenzero rosso e tenkasu (una specie di riso soffiato fatto con la pastella di farina del tempura); rigira le palline tante volte su ogni lato con il senmaidoshi (apposita puntina di metallo con manico) fino a formare le piccole sfere perfette dal cuore morbido e ustionante, con il polpo croccante racchiuso dentro.
Carlin è un uomo serio ma, sotto sotto, se la gode. Ha una mimica facciale straordinaria e starei ore a guardarlo, se non dovessi mangiare. Ha imparato subito a usare le bacchette (o forse fingeva di non saperle usare) e dà l’impressione di divertirsi un sacco.
“Con un utilizzo chirurgico delle bacchette (eseguendo diligentemente le istruzioni ricevute) porto alla bocca la prima polpetta, rispettoso sia della tradizione quanto della temperatura. La croccantezza della parte esterna è custode di un sapore estremamente interessante accompagnato dalla presenza del polpo al centro di tutto che garantisce una ulteriore sorpresa. Mi hanno conquistato già dal primo e, per fortuna, la nostra degustazione me ne riserva ancora sette”.
La versione classica è servita con salsa otafuku, un condimento denso dal colore scuro e dal gusto agrodolce, alga nori tritata e katsuobushi (fiocchi di tonnetto essiccato) ma ci sono anche gusti alternativi come pepe e maionese, wasabi e maionese, salsa ponzu. Naturalmente, per non sembrare scortese, il prode Carlin si fa la degustazione completa. A seguire, con uguale goduria, le ali di pollo fritte servite con vari condimenti e il onsen tamago, un semplice meraviglioso uovo cotto a bassa temperatura, quello che i Giapponesi, un tempo, facevano cuocere nell’acqua delle terme e si mangiavano finito il bagno.
Il tutto annaffiato da un fiume di birra, come direbbe Tex.
Carlo Rovei è un buongustaio ben abituato, che non rifugge le novità ma ha nella piemontesità un valore sicuro. Dopo essermi personalmente entusiasmato alla prima esperienza in questo piccolissimo locale, mi sono divertito a stupirlo invitandolo a gustare con me questa divertente specialità del Sol Levante, tanto amata in patria quanto ancora poco conosciuta all’estero, di cui è facile prevedere la grande popolarità futura. Il nostro gioco ha divertito i sempre sorridenti proprietari e contagiato anche gli altri avventori.

Da Takoyaki Minamoto è possibile l’asporto e anche una confezione da passeggio. Passeggiare per il centro di Torino mangiando polpette di polpo giapponesi! Chissà cosa direbbe Cavour?
Prezzi modici, com’è giusto che sia per la cucina di strada. Imperdibile.

Takoyaki Minamoto
via Bogino, 17
Torino
Tel. 011 19016748
takoyaki.minamoto@gmail.com

Orari:
Mart-merc-giov dalle 12 alle 14:30 e dalle 18:30 alle 22
Ven e Sab dalle 12 alle 14:30 e dalle 18:30 alle 23
Dom dalle 12 alle 16

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